giovedì 30 giugno 2011

martedì 7 giugno 2011

martedì 29 marzo 2011

22 marzo 2011: casa circondariale Pescara

I nostri pensieri partono dalla fine del post della nostra amica Maria http://appuntidimery.blogspot.com/2011/03/racconto-di-un-esperienza.html " Non avevo paura, ma mi sentivo chiusa...stranamente, però, lo stomaco si era aperto e mi era venuta una gran fame. Forse, la cucina del cercere con i suoi odori, con i ragazzi in tenuta da cuoco, era l'unica immagine rassicurante che mi richiamava la cucina di mia madre. O forse, stare lì in carcere risvegliava in me una fame nervosa, paragonabile alla fame di libertà e di indipendenza che lì viene sofferta ed avvertita in ogni momento." ( Alessandra) " Il corridoio lungo e stretto che stavo attraversando mi faceva sentire indadeguata, come in uno zoo quando si disturba chi è costretto a viverci e ad essere osservato nelle azioni più intime. Questa sensazione mi opprimeva ancor di più perchè nelle celle non ci sono animali ma giovani come me! Giovani che dovrebbero vivere la mia stessa vita e non essere lì. So che il carcere non è uno zoo, ma sfilare davanti alle celle mi risveglia questa terribile immagine" (anonimo) "Mentre ascoltavo il ragazzo che ha accettato di raccontare la sua storia ho provato una grande tenerezza e una voglia di piangere. Mi sono trattenuta, ma è cresciuta in me l'insofferenza che è diventata poi impazienza quando, all'uscita non ho trovato subito l'autobus che mi riportava a casa. La mia voce è stata definita stridula e lamentosa, simile a quella dei bambini. La mancanza di libertà che ho avvertito per un brevissimo periodo ha scatenato il bambino che è in me e che rivoleva i suoi spazi ed i suoi affetti." (Eleonora) "Il mio primo pensiero è stato POVERINI!. Poi, però, una parte di me mi ha ricordato che se si è lì un motivo c'è. Con questo mio pensiero non voglio giudicare nessuno perché ognuno di noi può sbagliare. Certo, se fossi un'educatrice sarebbe difficile concentrarmi sulla persona e sul fatto che, pur avendo commesso un reato molto grave, abbia una sua dignità ed il diritto ad una rieducazione per avere una seconda possibilità. Mi rendo conto che per chi è impegnato in un lavoro simile occorre una continua preparazione sulle proprie emozioni e sull'abbattimento di ogni pregiudizio." (Marzia) "Normalmente m'impiccio, mi faccio gli affari degli altri perchè sono molto curiosa! Mentre l'ispettore ed il comandante ci spiegavano il loro lavoro, fremevo, non vedevo l'ora di entrare DENTRO. Quando poi sono entrata e mi sono trovanta davanti alle celle, ogni curiosità è svanita e volevo solo andare via. Ho cominciato a pensare a quello che avrei fatto nel pomeriggio. Sono una persona dinamica e vivace, non accetterei mai di sentirmi impedita e controllata." (Katia)

giovedì 2 dicembre 2010

Giornate ricche...

Sul blog di Mery molte informazioni utili sugli ultimi convegni ai quali abbiamo partecipato...

http://appuntidimery.blogspot.com/

martedì 19 ottobre 2010

riflessioni da Sonia


“I panni sporchi si lavano in famiglia” e che "mostrare i mali del paese danneggia l’immagine dell’Italia” . Affermazioni che riportano la storia agli anni cinquanta, al tempo del neorealismo.

Commento su: Il neorealismo e il cinema di Marzia Mancini


Oggi, 19 ottobre 2010, noi ragazzi del 5°G del Liceo delle Scienze Sociali di Città Sant'Angelo, abbiamo assistito all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università della terza età di Montesilvano, presso il locale teatro comunale. Il relatore era il professore Enzo Pellegrini, storico del neorealismo, cinematografo degli anni '50-'60 e fotografo. Quest'ultima passione, secondo me, è collegata al neorealismo, corrente letteraria e di pensiero diffusasi a metà del Novecento secondo cui bisogna trasmettere attraverso l'arte la realtà così com'è, quel fenomeno che vide nel secondo dopoguerra l'esplosione della fotografia.


"Le foto raccontano gli anni in cui la fotografia in Italia "registra le sue punte massime di incidenza sociale; quando, nell’immediato dopoguerra, la televisione non aveva ancora il peso che ha oggi e l’informazione era mediata attraverso la stampa illustrata (e dunque, attraverso la fotografia)".Una generazione di giovani, per la prima volta, cominciò a pensare alla fotografia come a una professione. L'inedita osmosi tra fotoamatori e fotografi professionisti produsse risultati di una qualità che non sarebbe mai più stata eguagliata."




Un ragazzo che ho conosciuto pochi giorni fa che studia fotografia mi raccontava che molti fotografi, che lui stesso ha studiato, intrapresero nel loro passato gli studi delle Scienze Sociali ma non si sono mai affermati in questa disciplina poiché incentrarono la loro carriera in ambito fotografico. La riflessione e il possibile motivo che si potrebbe ricercare in questa loro scelta, è perché le Scienze Sociali hanno molto a che fare con quel neorealismo di cui parlavo in precedenza, dato che con le immagini cercano di trasmettere i diversi fenomeni sociali...Ciò che a parole non potrebero trasmettere vividamente.
Marzia Mancini